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Siria: cronache di una guerra senza fine

Pubblicato da: UVNS 0 Commenti

Molti lettori ricorderanno il video Why Syria, pubblicato su YouTube nell’ottobre del 2015 da WhyMaps, che – al di là delle inesattezze, volute o non – riassumeva l’origine e l’evolversi del conflitto siriano e della delicata situazione medio-orientale. L’utilizzo di un linguaggio semplice e privo di tecnicismi, la scelta di rendere protagoniste le mappe e le schematizzazioni, hanno sicuramente aiutato la diffusione di notizie a riguardo, suscitando interesse verso chi prima considerava l’argomento come troppo complesso.
Per anni, Bashar al-Assad è stato dipinto dalla stampa occidentale come un feroce e spietato dittatore, assetato di sangue di vendetta e di potere. Padre Hanna Jallouf, parroco superiore di Knayeh, –  in un’intervista rilasciata a Gian Micalessin e pubblicata nel suo libro Fratelli Traditi. La tragedia dei cristiani in Siria. Cronaca di una persecuzione ignorata – dichiarava: «Noi siamo prigionieri della guerra, voi di messaggi distorti e parole false». Se la guerra in Occidente si combatteva sul piano di una corretta informazione, la guerra in Siria continuava incessantemente a suon di bombe e mortai.
Ma cosa è cambiato da quell’ottobre 2015, quando gran parte del Paese era sotto il controllo di Daesh? Qual è la situazione attuale?
Se le forze di Daesh sono state ormai relegate in un triangolo di terra tra Abu Kamal, Hajin e il confine iracheno, la situazione resta ancora molto problematica nella provincia di Idlib. Il governatorato di Idlib, situato nella Siria nord-occidentale, ultima roccaforte dei ribelli jihadisti, è tenuto sotto scacco dalla formazione più potente e meglio organizzata dei gruppi terroristici presenti in quella zona: Hayat Tahrir al-Sham (HTS), l’ultimo cambio d’abito di al-Nusra.
HTS, oltre a definire la Russia una “forza occupante”, in una delle ultime dichiarazioni rilasciate, ha annunciato che non intende per nessuna ragione rinunciare alla jihad e che ogni tentativo di fermare la sua avanzata non potrà essere che un fallimento. [1]
Proprio da qui, anni fa, i terroristi erano riusciti a dare il via all’assalto di Aleppo, conquistando poi le regioni circostanti. Idlib non è solo d’interesse per il governo di Damasco ma lo è anche per tutte quelle potenze estere che sono intervenute, legittimamente e non, all’interno del conflitto.
Il 27 di ottobre si è infatti tenuto un vertice ad Istanbul tra Erdogan, Putin, Macron e Merkel con in oggetto – per l’appunto – Idlib. [2]
I leader di Turchia, Russia, Francia e Germania oltre a discutere della situazione attuale della provincia, hanno ribadito l’intenzione di proseguire nella lotta al terrorismo, richiedendo anche la formazione di una commissione costituzionale entro la fine del 2018. [3]
In Siria, nelle ultime ore, l’esercito governativo è riuscito a vanificare i tentativi di infiltrazione di alcuni gruppi jihadisti verso obiettivi militari nei villaggi di Hama e Idlib, in queste operazioni molti degli appartenenti a questi gruppi terroristici sono rimasti uccisi o feriti. [4]
Come è noto, protagonisti a vario titolo della guerra in Siria sono anche Stati Uniti, Israele, Libano e Iran.
L’11 novembre a Parigi, in occasione del centenario dell’armistizio del 1918, si sono riuniti circa settanta leader mondiali, presenti – tra gli altri – anche Trump, Putin e Netanyahu.  Trump ha dichiarato dell’opportunità presentatasi e colta di poter discutere di varie questioni, tra cui la Siria, il commercio, la situazione in Arabia Saudita, le sanzioni, l’Afghanistan, la Cina e la Corea del Nord. [5]
Benjamin Netanyahu, nello stesso giorno, ha riferito ai giornalisti che “non esiste una soluzione politica per Gaza, così come non ce n’è una con ISIS. [6]


E se gli Stati Uniti, già in precedenza, avevano fatto sapere che la loro presenza in Siria non poteva essere messa in discussione fino alla stesura di un accordo da parte delle potenze estere sul futuro del Paese, [7] a giugno di quest’anno avevano inviato i loro servizi segreti a Damasco col tentativo di barattare la loro fuoriuscita con “il ritiro dell’Iran dal sud della Siria, la possibilità per le aziende statunitensi di ricevere una quota nel settore petrolifero nella Siria orientale, la lista dei membri combattenti stranieri che in questi anni hanno raggiunto i movimenti terroristici nel Paese”. [8]
Israele, al contrario, non ha fatto ancora pervenire ufficialmente alcuna richiesta.  D’altro canto, il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha dichiarato sabato che il partito risponderà a qualsiasi attacco israeliano contro il Libano [9] e il presidente libanese, Michel Aoun, ha sottolineato la necessità di una soluzione politica alla crisi in Siria al fine di preservare la sovranità e l’integrità territoriale della nazione. [10] Sulla stessa linea anche l’ambasciatore iraniano in Libano, Mohammed Jalal Feroznaya, che ha affermato che le vittorie siriane nella lotta al terrorismo e agli sviluppi nella regione sono a favore dell’asse della resistenza. [11]
Il 12 novembre, in un incontro ufficiale tra Siria e Iran, è stata sottolineata l’importanza delle relazioni siriano-iraniane come fattore di stabilità nella regione; durante il colloquio, sono anche stati analizzati gli ultimi sviluppi nella lotta al terrorismo, confermando la determinazione delle due parti nel combattere fianco a fianco. [12]
Il rappresentante della Siria alle Nazioni Unite, il dottor Bashar al-Jaafari, ha nuovamente fatto presente che la Siria sta proseguendo vittoriosa nella guerra contro il terrorismo, ottemperando agli obblighi derivanti dalla adesione alla convenzione sulla proibizione delle armi chimiche, e ribadendo che non si farà fermare dall’influenza di qualsiasi ricatto politico o mediatico. [13]
Accusa che arriva dritta alle porte degli Stati Uniti d’America e dei suoi alleati, colpevoli negli anni – a detta del governo – di aver causato decine di massacri e la distruzione di infrastrutture fondamentali per le città da essi bombardate, come avvenuto nella città di Raqqa.
Venerdì scorso, aerei da guerra della Coalizione Internazionale hanno bombardato obiettivi civili nella città di Hajin, prendendo di mira le case dei civili, con un bilancio di almeno 26 vittime. Il ministro degli Esteri ha dichiarato che il crimine efferato compiuto ad Hajin, a 110 km ad est di Deir ez-Zor, è l’evidenza delle false dichiarazioni degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo. [14]
Nuovi bombardamenti – riportati dai quotidiani siriani nella giornata di lunedì –  nella campagna orientale di Deir ez-Zor, hanno provocato il trasferimento di centinaia di civili, diventati senzatetto a causa della distruzione delle loro case; due bambini e due donne sono rimasti uccisi mentre i feriti sarebbero circa sessanta. [15]
A conclusione di questo quadro, pare che la Siria – pur essendo passati ormai più di sette anni – non troverà molto presto la tanto agognata pace.

Di Federica Miceli

[1] http://www.occhidellaguerra.it/idlib-tregua-russia/

[2] http://www.ilgiornale.it/news/mondo/siria-27-ottobre-vertice-istanbul-erdogan-putin-macron-e-1590240.html

[3] https://it.sputniknews.com/politica/201811046733343-Assad-Russia-Siria-Istanbul-diplomazia-Medio-Oriente-pace-dialogo/

[4] http://tishreen.news.sy/?p=241259

[5] https://economictimes.indiatimes.com/news/defence/trump-discusses-situation-in-syria-saudi-afghan-with-world-leaders/articleshow/66587583.cms?utm_source=twitter.com&utm_medium=Social&utm_campaign=ETTWMain

[6] https://www.haaretz.com/israel-news/netanyahu-speaks-with-putin-in-paris-kremlin-says-1.6639144

[7] https://www.washingtonpost.com/world/national-security/in-syria-us-takes-on-new-goal-iranian-retreat/2018/09/30/625c182a-c27f-11e8-97a5-ab1e46bb3bc7_story.html?noredirect=on&utm_term=.0d0d5c6f1edb

[8] http://www.occhidellaguerra.it/usa-siria-iran/

[9] http://syria.news/1c764af5-10111812.html

[10] http://tishreen.news.sy/?p=237964

[11] http://tishreen.news.sy/?p=241201

[12] http://tishreen.news.sy/?p=240996

[13] http://tishreen.news.sy/?p=238082

[14] http://tishreen.news.sy/?p=239759

[15] http://tishreen.news.sy/?p=241137

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