• Email:
    info@unavocenelsilenzio.it

Nella Casa del Padre

Pubblicato da: UVNS 0 Commenti

Emesa è un’antica città della Siria Apamene[i], sorta nei pressi della città hittita di Qadesh. Con l’imperatore Domiziano entra a far parte della provincia romana ma è nel III secolo che raggiunge il massimo splendore perché terra natia di Giulia Domna, moglie di Settimio Severo, e di Eliogabalo. Proprio Eliogabalo concede alla città di Emesa il titolo di metropoli e lo ius italicum. La sua importanza è inscindibilmente legata alla sua posizione, domina infatti la via che collega l’Egitto la Palestina e Damasco, lungo la valle dell’Oronte. Oggi Emesa la conosciamo come Homs. Homs non è una città come tante altre e non solo per i suoi 2300 anni di storia ma perché è considerata, insieme a Damasco e ad Aleppo, una delle città più importanti della Siria: centro prestigioso dell’industria dei tessuti di seta e di cotone – che prima della guerra dava lavoro a metà della popolazione residente -, significante per la sua produzione agricola e interessante meta turistica. Dista 160 chilometri da Damasco ed è la terza città siriana, dopo Dar’a e Hama, ad essere stata investita dalle manifestazioni di dissenso e rivolta verso il governo Assad che hanno infiammato il Paese dalla primavera del 2011. Homs, passata alla cronaca come la “capitale della rivoluzione”, è oggi distrutta, interi quartieri sono stati rasi al suolo, palazzi chiese e moschee sono ora un cumulo di macerie. Manifestazioni e disordini hanno spalancato le porte ai terroristi islamici di Daesh, supportati dai foreign fighters, mercenari al soldo di Qatar e Arabia Saudita affinché trasformassero le proteste in rivolte e le rivolte in guerra. Una guerra che, è bene ricordarlo, ha causato circa 465 mila morti e più di 11 milioni di sfollati. Dei terroristi non c’è più traccia ormai da tempo ad Homs e nella sua città vecchia, dove per mesi gli abitanti sono stati tenuti in ostaggio dai gruppi jihadisti. Molti di loro sono stati uccisi dall’esercito arabo siriano, altri sono stati tradotti in carcere, alcuni sono riusciti a fuggire dopo il raggiungimento di un accordo nel maggio del 2014. La città contava più di un milione di abitanti e adesso la sfida più grande – come in tutta la Siria del resto – è quella della sua ricostruzione e del suo ripopolamento. Secondo le stime della Banca Mondiale sarebbero necessari oltre 170 miliardi di dollari e uno sforzo internazionale simile a quello del Piano Marshall perché la situazione torni come quella dell’ante-guerra.[ii]

Ed è per questo, è anche per questo, che Una Voce Nel Silenzio ha dato il via ad una raccolta fondi per aiutare e sostenere la rinascita di una delle chiese di Homs, quella di St. George, distrutta nel giugno del 2012. Nei precedenti articoli abbiamo già più volte elencato i motivi per cui la presenza dei cristiani in Siria sia di fondamentale importanza, ora è arrivato il momento di riportare, lì nella casa del Padre[iii], i simboli della cristianità che l’ISIS ha portato via e distrutto.

Di Federica Miceli

[i] Regione della Siria che prende il nome dall’antica città di Apamea, sita sul fiume Oronte o Axios e detta perciò anche Apamea dell’Axios.

[ii] Loveday, Morris. “Homs è ancora una città distrutta”. https://www.ilpost.it/2016/04/07/homs-siria-citta-distrutta/ . The Washington Post. 07/04/16. Web. 08/01/19.

[iii] Nella Casa del Padre è il nome dato da Una Voce Nel Silenzio alla raccolta fondi promossa per permettere la ricostruzione della chiesa di Homs.

Commenta la Storia