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Un Natale di persecuzioni

Pubblicato da: UVNS 0 Commenti

“Dire buon Natale è un crimine peggiore di un omicidio” così ha dichiarato Younus Kathrada, imam canadese di Victoria.[1] Queste non sono da leggere solo come le parole di un esaltato perché, in molte parti del mondo, i cristiani davvero non possono festeggiare in tranquillità il Natale.

A Damasco, in Siria, quest’anno, per la prima volta dopo 7 anni, si è tornati a festeggiare la nascita di Gesù serenamente ed in piazza – cosa impossibile fino a poco tempo fa per via della guerra e della presenza dell’ISIS. Impossibile come in tutte quelle città ancora occupate dai terroristi che credono che tutti i cristiani, i musulmani sciiti e tutti coloro che professano altre religioni debbano essere uccisi. Ma non è solamente di matrice islamica l’odio verso i cristiani ed il Natale, può anche essere di ispirazione laico/governativa, come accade per esempio in Cina: quest’anno il governo ha proibito qualsiasi tipo di decorazione natalizia, anche scambiarsi gli auguri è vietato, vige inoltre l’assoluto divieto di celebrare questo giorno sacro.[2]

Nel Vecchio continente non ce la passiamo meglio ed è sufficiente guardare al Kosovo e ai suoi cristiani ortodossi dove festeggiare il Natale – per loro è il 7 gennaio, seguendo il nostro calendario – diventa ogni anno sempre più difficile. Quest’anno in particolare, a seguito degli ultimi mesi passati tra tensioni politiche e religiose, il Natale si prevede carico di tensione ed è molto probabile che il governo del paese blocchi i serbi ortodossi alla frontiera impedendogli di raggiungere le rispettive famiglie, oltre ai luoghi sacri.

Il rischio in Europa centrale è di natura diversa ed è quello di far diventare il Natale – sempre che già non lo sia –  una festa esclusivamente consumistica e profana, dove ciò che più importa è il business che vi ruota attorno. Perdere la spiritualità vuol dire anche accettare proposte assurde, come quelle di togliere il presepe dalle case e dalle scuole. Ma è davvero togliendo il Presepe che riusciremo a far sentire integrati i musulmani? Se coloro che ritengono i simboli cristiani offensivi nei confronti delle altre religioni iniziassero a studiare, scoprirebbero che in Siria esiste una moschea dedicata a Maria Vergine e che Maria nel Corano viene venerata in quanto “prescelta da Dio” ed “eletta su tutte le donne del creato”. E Gesù? Gesù è figlio di Maria e profeta della religione islamica. Come, quindi, potrebbero offendersi i musulmani alla vista di un presepe? La risposta è da trovare in chi, con ottusità o con disonestà, strumentalizza la religione per fini politici.

E poi perché il Natale fa così paura? Il Natale è simbolo della Nascita e, al contempo, della Rinascita. Questo concetto è sempre stato centrale nella cultura e nella religiosità di tutti i popoli, anche in quelli pre-cristiani. Nell’Antica Roma il 25 dicembre era il giorno del Sol Invictus, del Risorgere del Sole legato ai giorni del solstizio d’inverno. Per i cristiani Dio si fa uomo e come data della sua nascita – non a caso – si utilizza il 25 dicembre, in un continuum ancestrale con i popoli ed i culti che l’hanno preceduto. Forse è proprio il credere a far paura: credere in qualcosa, credere che esista una logica nell’Universo, credere che il caos possa essere vinto dall’ordine, quell’ordine naturale delle cose che vuole essere distrutto da chi vorrebbe il nulla cosmico per poter plasmare individui senz’anima né coscienza.  Ed è proprio qui ed ora, dentro di noi, che dobbiamo cercare la Rinascita, per ritornare a foraggiare lo spirito e non la materia.

È dunque necessario, soprattutto in questi giorni di festa, essere vicini alle popolazioni che soffrono perché perseguitati a causa della loro fede affinché la Rinascita riparta proprio da quelle comunità che sono più in difficoltà ma che più sanno comprendere la grandezza dello Spirito.

[1] Garau, Federico. “Imam bacchetta i musulmani: Se approvate il Natale fate peccato”. http://www.ilgiornale.it/news/mondo/imam-bacchetta-i-musulmani-se-approvate-natale-fate-peccato-1622127.html?mobile_detect=false, Il Giornale. 28/12/2018. Web. 29/12/2018.

[2] Curridori, Francesco. “In Cina il Natale per i cristiani è ancora un tabù”. http://www.ilgiornale.it/news/mondo/cina-natale-i-cristiani-ancora-tab-1621884.html, Il Giornale. 27/12/2018. Web. 29/12/2018.

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