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Israele nega l’assistenza economica ai detenuti palestinesi

Pubblicato da: UVNS 0 Commenti

Quando la “sicurezza nazionale” vale più dell’essere umano

Dagli accordi di Parigi del 1995 sono le autorità israeliane a riscuotere per conto dell’Anp le imposte, l’accordo prevede che Israele funga da esattore e successivamente versi quanto dovuto alle autorità di Ramallah. Poche ore fa lo stato di Israele ha deciso di congelare 140.000.000 di dollari destinati al governo palestinese[1]. La motivazione? Questa è la cifra che secondo il governo di Tel Aviv sarebbe stata versata dai vertici del governo palestinese come aiuti umanitari ai prigionieri trattenuti nelle carceri israeliane.  Il congelamento è stato reso possibile da una legge approvata dalla Knesset questo luglio e che prevede la possibilità di bloccare questi fondi per una questione di sicurezza nazionale, in quanto i crimini commessi dai prigionieri detenuti avrebbere danneggiato cittadini israeliani. La conseguenza di tutto ciò non è difficile da immaginare: considerando che il settore pubblico in Palestina occupa un ruolo di primo piano, il mancato introito genererà necessariamente la mancata erogazione di stipendi necessari al mantenimento di servizi basilari. Non si è fatta attendere la replica del Presidente dell’Anp Abu Mazen, Abbas ha apertamente parlato di una dichiarazione di guerra da parte di Israele che ormai da tempo infrange arbitrariamente ogni tipo di trattato stipulato in passato fra le parti. In tutto ciò ovviamente non gioca a favore la politica portata avanti dagli USA che con il recente riconoscimento di Gerusalemme come capitale israeliana hanno perso il loro ruolo di mediatori fra i due stati. La tensione è dunque alle stelle, anche perché l’aiuto dello stato palestinese nei confronti dei suoi cittadini detenuti nelle carceri israeliane è decisamente indispensabile poiché sono molte le ombre che aleggiano sulle condizioni dei prigionieri, ulteriormente inasprite nell’ultimo periodo[2]. Il consumo giornaliero di acqua dei prigionieri è regolamentato dalle autorità carcerarie con tutte le conseguenze del caso, le cure mediche non sono un diritto e ad alcuni prigionieri malati di cancro sono stati negati i farmaci necessari alla loro sopravvivenza. Ad oggi il numero di prigionieri ammonta a circa 6119, tutti detenuti per motivi politici[3]. I presagi sui cieli di Palestina sono più che mai nefasti, per questi il ricatto è doppio: non solo gli si nega la sussistenza del loro apparato burocratico, condizione necessaria per l’esistenza di uno stato, ma gli si nega anche l’assistenza ai propri figli, colpevoli di aver sostenuto l’indipendenza della loro terra.

[1] Zuccheri, Renato. “Israele blocca fondi all’Anp. Palestina: “È dichiarazione di guerra”. http://m.ilgiornale.it/news/2019/02/17/israele-blocca-fondi-allanp-palestina-e-dichiarazione-di-guerra/1646860/ . Il Giornale. 17/02/19. Web. 19/02/19

[2] Redazione. “Israele inasprisce le condizioni dei prigionieri palestinesi per “adempiere al dovere morale con le vittime”. https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-israele_inasprisce_le_condizioni_dei_prigionieri_palestinesi_per_adempiere_al_dovere_morale_con_le_vittime/82_26602/ . L’antidiplomatico. 03/01/19. Web. 19/02/19.

[3] Redazione. “Dati statistici sui prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane”. http://www.infopal.it/dati-statistici-sui-prigionieri-palestinesi-nelle-carceri-israeliane/ . Infopal. 28/02/18. Web. 19/02/19

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