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Non mi arrendo. La storia delle leonesse di Siria

Pubblicato da: UVNS 0 Commenti

“Non mi arrendo. Mi rifiuto di essere vittima della guerra”[1]. Zainab parla, racconta la sua vita di donna siriana nella Siria in guerra contro il terrorismo, le rughe d’espressione sul suo viso ci aprono ad una quotidianità vissuta tra sofferenze e difficoltà ma le parole che pronuncia raccontano un’altra storia, una storia fatta soprattutto di coraggio e tenacia. Zainab è una donna, una donna siriana, che è riuscita a proteggere la sua famiglia e a sopravvivere tra le atrocità dei gruppi terroristici nella Ghouta orientale. Durante il conflitto, il cucito è diventato la sua fonte di sostentamento e come sarta ha iniziato a cucire e a riparare vestiti. Il suo racconto, ricco di gratitudine verso chi in questi sette anni l’ha aiutata, è un inno alla vita: “la vita non è una questione di mangiare e bere” e di sopravvivere – aggiunge Zainab -, esortando le donne e le ragazze come lei ad essere forti e ad avere la fermezza di lottare anche nelle peggiori circostanze. Le donne in Siria svolgono un ruolo indispensabile in diversi campi, in quello politico, culturale, dei media, legale, sanitario, economico, educativo e sociale, sono state pioniere in molte situazioni chiave decisionali. Costituiscono il 49.4% della popolazione e rappresentano il 40% della forza lavoro, e in alcuni settori, come la scuola o la sanità, la percentuale arriva al 60-70%. Le siriane laureate oggi sono tra il 40 e il 50% del totale.[2] Nel 1949 gli viene riconosciuto il diritto di voto e nel 1950 quello di poter accedere agli uffici pubblici ed alle cariche elettive. La Costituzione d’altronde parla chiaro: “lo Stato garantisce alle donne pari opportunità e consente loro di partecipare attivamente alla vita politica, sociale, culturale ed economica del paese. Lo Stato rimuove ogni ostacolo che impedisce lo sviluppo delle donne e la loro partecipazione per costruire la società siriana”. Se si parla di donne, non si può non citare in primis Asma al Assad, moglie del presidente Bashar, first lady della Siria. Asma, donna intelligente e dalla straordinaria sensibiltà, non ha mai fatto mancare – anche nei tempi più bui – un aiuto una carezza o un sorriso ai più colpiti dal conflitto, gli “ultimi”. Il suo impegno nel sociale non si ferma qui, da sempre a favore della parità di genere e delle lotte per una completa emancipazione, si è fatta negli anni promotrice di diversi eventi contro la violenza sulle donne e in loro tutela. Molte donne ricoprono ruoli nodali nel Paese come Najah Al-Attar, ex-ministro della cultura, e dal 2006 vice-presidente della repubblica o come Nibal Madhat Badr, prima donna ad assumere l’importante incarico di generale di brigata dell’esercito arabo siriano. Dal 2013 al 2016, più di 10.000 donne si erano già offerte volontarie per unirsi all’esercito siriano, molte di queste inquadrate nel Battaglione Commando Femminile, corpo speciale creato nel 2014, all’apice dell’espansione di Daesh, e impiegate in prima linea tanto da essere soprannominate le “leonesse di Assad”. 8.500 donne hanno partecipato alla liberazione di Aleppo e tante altre, inquadrate in una delle unità più popolari “Al Mahavir”, hanno combattuto nella città di Daraa, a Sud di Damasco. “Quando sono entrata nel battaglione, ho capito che la Siria è come una madre. E se la madre è malata, la figlia deve essere al suo fianco”, ha raccontato una soldatessa ai giornalisti di Russia Today. Un’altra aggiunge: “Invitiamo le volontarie ad arruolarsi nel nostro battaglione femminile. Il ruolo della donna non si limita al parto”[3]. Le battaglie per l’emancipazione portate avanti dalle donne siriane, prima e durante l’attuale guerra, sono state tante e molte hanno richiesto sforzo lavoro e fatica, tante altre continuano ancora oggi nonostante il conflitto. Queste battaglie hanno il volto delle contadine e delle imprenditrici, delle donne soldato, di quelle che hanno subito abusi e violenze, delle madri che piangono ma sono orgogliose dei loro figli caduti in guerra per difendere la patria dalla barbarie del terrorismo, di Zainab che cuce vestiti per sfamare i suoi figli e di tutte le altre che ancora cercano disperatamente un modo per farlo. Queste battaglie hanno il volto delle donne siriane tutte, volto su cui è dipinto sacrificio ed eroismo.

Di Federica Miceli

[1] Raslan /Ghossoun. “Zainab, a symbol of strong Syrian women who master the art of living”.  https://sana.sy/en/?p=133593 . SANA. 09/04/18. Web. 15/01/19.

[2] Vivaldelli, Roberto. “Le donne alla guida in Arabia Saudita

Ma in Siria lo fanno già da molti anni”. http://www.occhidellaguerra.it/le-donne-alla-guida-arabia-saudita-siria-lo-fanno-gia-molti-anni/ . Gli occhi della guerra. 28/09/17. Web. 15/01/19.

[3] Caputo, Sebastiano. “Ecco chi sono le “leonesse siriane””. http://www.occhidellaguerra.it/ecco-chi-sono-le-leonesse-siriane/ . Gli occhi della guerra. 08/03/16. Web. 15/01/19.

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